Leonardo da Vinci affascinato dal Gelso
Leonardo da Vinci affascinato dal Gelso
A Milano il restauro della Sala delle Asse
Fu un autentico colpo di fulmine quello di Leonardo da Vinci per la pianta del Gelso e per la Seta, certamente influenzato dalla figura di Ludovico Maria Sforza, chiamato “Il Moro”, soprannome derivante, molto probabilmente, proprio dal nome dialettale e latino della pianta del Gelso (Moròn).
Effettivamente Leonardo aveva già avuto molti contatti con il mondo del gelso e della bachicoltura: aveva vissuto molti anni a Firenze, dove forte era la presenza della corporazione dei setaioli e poi, proprio a Milano, ebbe modo di approfondire e studiare la coltivazione del Gelso, l’allevamento dei bachi, le lavorazioni del filo di seta che l’impulso di Ludovico il Moro avevano reso una punta di diamante dell’economia Sforzesca.
Se vi troverete a passare per il Castello Sforzesco di Milano potrete notare, all’interno dei cortili, un pergolato particolare appena istallato.
Si tratta di un pergolato a forma rettangolare con arcate concentriche sulle quali stanno crescendo ed arrampicandosi delle piante. Una riproduzione in scala 1:2, creata ad hoc per la celebrazione di un eccezionale restauro effettuato dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia che ha ridonato alla vista dei Milanesi, ma non solo, una delle più belle e suggestive sale, La Sala delle Asse, decorate da Leonardo Da Vinci, del quale ricorrono quest’anno i 500 anni della sua morte.
Una riproduzione, quella esterna, che crescerà con il ciclo naturale delle stagioni, fungendo da richiamo permanente ai milioni di visitatori che ogni anno attraversano i cortili e che rappresenta, altrettanto certamente, un inno alla naturalità ed alla forza di questa meravigliosa pianta ma anche di tutto il mondo della Seta che a questa pianta è strettamente legato.
Claudio Salsi sovrintendente del Castello Sforzesco di Milano:
“E’ questo il risultato dei sei anni di restauri che hanno portato alla luce i disegni preparatori tracciati sui muri, finora nascosti anche sotto tredici strati di intonaco”.
Un evento di assoluta eccezionalità. Dopo centoventi anni dal primo intervento di recupero della Sala, quest’ultimo restauro ci ha regalato scoperte straordinarie che hanno emozionato tutti gli addetti ai lavori in visita al cantiere in questi anni”.
All’interno del Castello Sforzesco, alla base della Torre Falconiera, Il gigantesco trompe l’oeil raffigurante un pergolato di Gelsi, un intreccio di mirabolante efficacia di 18 piante di Gelso alla cui base i restauri hanno riscoperto la possente radice detta “Il Monocromo” (realizzata in chiaroscuro).
I simbolismi della Sala delle Asse
Indubbia la centralità della pianta di Gelso sulla quale del resto Leonardo aveva già fatto operato con numerosi studi, di carattere botanico e strutturale. Né è una evidenza il foglio 713r del famoso Codice Atlantico custodito presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, con un particolare del Gelso che viene reiterato più volte sulla volta della Sale delle Asse.
I simbolismi della Sala delle Asse, legati dal Gelso, sono innumerevoli: la solidità, la fermezza, la saggezza, la speranza, l’attaccamento al territorio, la relazione ad un mondo produttivo, la bellezza, l’unicità. Tutti concetti che nell’animo di Leonardo dovevano, in questa sala, trasferirsi dal Gelso a chi ne portava il soprannome: Il Duca Lorenzo Sforza.